Continua a far discutere la scelta del governo sui bonus edilizi, che ha mandato in subbuglio il mondo delle imprese creando anche significative fibrillazioni nella maggioranza di centrodestra. La commissione bilancio della Camera ha deliberato un’indagine conoscitiva sulle ricadute per crescita economica e finanze pubbliche del superbonus e altri incentivi per l’edilizia. In questi giorni intanto sono proseguite le audizioni parlamentari dei rappresentanti dei settori coinvolti dallo stop alla cessione dei crediti fiscali.
L’audizione alla Camera
La maggiore urgenza è lo sblocco dei crediti incagliati, sappiamo che il governo sta lavorando su questi temi. Questo è necessario per salvare non solo le imprese ed i professionisti ma anche i adi case ed immobili in grandi difficoltà che si sono affidati allo Stato ed hanno rispettato delle leggi”. Lo ha detto il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, nel corso di un’audizione alla Commissione Finanze della Camera sul decreto crediti fiscali.
“La prima proposta è di spostare avanti, ad esempio al 30 aprile, l’inizio del divieto di sconto in fattura e di cessione dei crediti per consentire di usarli a chi ha sostenuto spese ed iniziato gli interventi” ha aggiunto. Poi “per il 2023 consentire lo sconto e la cessione dei crediti per interventi in unità unifamiliari ai redditi bassi” e “intervenire anche per spostare in avanti la conclusione dei lavori al 2024 magari con una soglia di completamento a fine 2023”. Confedilizia chiede poi di “consentire la trasformazione della detrazione in credito per gli stessi beneficiari con un differimento in avanti della detrazione se non si ha capienza nell’anno in corso”. In ogni caso per Spaziani Testa gli istituti dello sconto in fattura e della cessione dei crediti “bisogna salvarli per gli interventi sismici e sulle barriere architettoniche”. In particolare, ha concluso, “l’urgenza è sugli interventi sismici non già sull’efficientamento energetico come chiede l’Europa”.
Cantieri e imprese a rischio
Anche ANCE esprime “forte preoccupazione per la situazione esplosiva venutasi a creare dopo l’approvazione del decreto-legge sulla cessione dei crediti perché il decreto non risolve in nessun modo il problema dei crediti incagliati legati ai bonus edilizi”. Lo ha affermato il vice presidente dell’Associazione nazionale dei costruttori edili, Stefano Betti, nel corso di una audizione in Commissione finanze alla Camera, sul decreto legge sui crediti fiscali legati ai bonus edilizi. “Si tratta di circa 19 miliardi di euro , già maturati, che se non pagati – ha sottolineato l’Ance – mettono a rischio 115.000 cantieri di ristrutturazione delle case delle famiglie italiane in corso in tutta Italia, oltre 32.000 imprese e 170.000 lavoratori, che raddoppiano se si considera l’indotto”.
Sempre sul tavolo l’ipotesi F24
“È indispensabile introdurre soluzioni certe e di immediata attuazione per lo sblocco totale dei crediti pregressi”, sottolinea Betti nel ribadire la possibile soluzione di “utilizzare gli F24 a compensazione dei crediti maturati”, proposta già elaborata dalla stessa Ance e dall’Abi e ora “resa possibile anche dalle recenti indicazioni di Eurostat”. Inoltre “occorre dare immediatamente un segnale forte di fiducia, attivando il circuito degli acquisti da parte delle istituzioni e aziende statali”. Il vice presidente dell’Ance ha poi aggiunto che l’intervento sulla responsabilità solidale contenuto nel decreto-legge “non risolve il problema in quanto non interviene sul problema principale, quello di individuare i soggetti che possono monetizzare crediti pregressi”.
“Non si può pensare di sbloccare una situazione così incancrenita, dopo mesi di cambi di normativa, con un mero invito alle banche a comprare. Serve una decisione veloce da parte di Governo e Parlamento per approvare misure risolutive. Serve la stessa determinazione e rapidità di azione che – ha detto Betti – ha animato l’Esecutivo nel varare un decreto che, per tempi di approvazione e entrata in vigore, ha battuto anche il leggendario decreto sul prelievo sui conti correnti del ’92”. Per favorire il completamento dei lavori già avviati ed evitare di creare ingenti danni a famiglie ed imprese “occorre poi migliorare la disciplina transitoria prevista dal decreto approvato dal Governo.
Fonte: Quifinanza.it