I piccoli proprietari aspettano da decenni che cessi il fenomeno ma urgono correttivi al testo base
Il disegno di legge AC 1660, che ha iniziato il suo iter alla Camera, contiene una norma (articolo 8) che va guardata con grande interesse: l’inasprimento delle sanzioni per le occupazioni abusive degli immobili e, soprattutto, la nuova procedura di sgombero (quasi) immediato. Si tratta di un problema enorme, che riguarda nel 90% dei casi gli alloggi edilizia sociale (case ex Iacp o del Comuni), dove l’inerzia degli enti locali ha sempre consentito il sopruso dei forti su chi aveva veramente diritto di avere un tetto economico sulla testa. “Una vergogna – spiega il Presidente Nazionale U.P.P.I. Fabio Pucci – che si riflette direttamente sugli affitti privati cui si rivolgevano molte persone senza casa per poi cadere rapidamente nelle morosità e diventare un caso sociale totalmente sulle spalle dei proprietari, creando così una catena di disagio senza fine”.
Ora la nuova norma sembra voler porre fine a queste situazioni, attraverso l’aumento delle pene (da un minimo di due anni a un massimo di sette). La norma va quindi oltre gli articoli 633 e 634 del Codice penale, ma soprattutto prevede una procedura speciale per lo sgombero immediato: la polizia giudiziaria può agire subito dopo la denuncia del possessore legittimo e, in caso di rifiuto ad uscire da parte dell’occupante, può procedere coattivamente a “reintegrare” il possessore legittimo. Poi però la procedura può incepparsi: la Polizia Giudiziaria ha 48 ore per trasmettere il verbale al Pubblico Ministero, che a sua volta ha altre 48 ore per chiedere al Giudice di convalidare il rilascio ed emettere entro 10 giorni il provvedimento di reintegrazione nel possesso. Attenzione: se anche uno solo di questi termini non dovesse essere rispettato, il castello crollerebbe perché la reintegrazione nel possesso, fatta dalla Polizia Giudiziaria in tutta rapidità, perderebbe efficacia. Che vorrà dire? Che tutto tornerà come prima in un baleno. In sostanza, fatta salva la sacrosanta discrezionalità del Giudice, si lascia all’efficienza degli uffici il consolidamento di un’azione giusta, i rischi di inefficacia della norma sono forti.
“Occorre quindi – spiega Pucci – procedere, nel corso del dibattito parlamentare, a una serie di correttivi tecnici essenziali per evitare che la norma diventi l’ennesimo provvedimento utile solo in apparenza e facilmente aggirabile con cavilli giuridici alla portata di chiunque”.
Fonte: UPPI REGGIO CALABRIA