L’applicazione dell’information technology alla gestione delle seconde case, unita al cambiamento di gusti e di abitudini di chi viaggia e alle nuove tendenze nel modo di fruire delle vacanze (sempre più brevi e spezzettate durante l’anno), hanno favorito un’importante evoluzione della domanda di chi cerca case in affitto per turismo, dando un forte impulso al settore dello short rent.
La diffusione via Internet di portali dedicati che mostrano migliaia di soluzioni adatte a ogni gusto e ogni esigenza, in qualsiasi periodo dell’anno e in qualunque località del Paese, ha contribuito a consolidare una domanda che fino a poco più di un decennio fa restava per lo più frustrata, rinunciando di fatto a questa opportunità alternativa alla ricettività alberghiera ancor prima di iniziare a cercare.
Sul fronte dell’offerta, il consolidarsi dello short rent come modalità alternativa di gestione del patrimonio immobiliare familiare ha indubbiamente favorito lo sviluppo del mercato della seconda casa in Italia.
Secondo i dati raccolti dall’Ufficio studi di Locare su un patrimonio di seconde case disponibili per una gestione alternativa tipo short rent (in quanto non affittate con contratti a lungo medio termine né utilizzate con frequenza costante dai proprietari) di circa 6,6 milioni di abitazioni, 579mila sono offerte in affitto breve, ossia l’8,87% del totale; e di queste 212mila circa, cioè poco più di un terzo del totale, sono gestite tramite agenzie immobiliari o società specializzate, per lo più del settore Proptech.
Il numero di soluzioni abitative a disposizione per l’affitto breve/turistico è quasi raddoppiato nel 2022 rispetto all’anno prima. Se di considera però che nel 2020, causa Covid, c’è stato un tracollo stimato attorno all’86% del numero di proposte in offerta, il risultato raggiunto lo scorso anno è, in termini assoluti, inferiore del 31% rispetto al 2019.
In parte ciò sembra dovuto alla lunga coda degli effetti della pandemia, ma dall’altro lato è emersa anche una certa “stanchezza” da parte dei proprietari che, dopo gli entusiasmi iniziali, si sono resi conto che la gestione degli immobili in short rent è impegnativa, se non faticosa, e i rendimenti non sono stellari come sperato. Da ciò il crescente utilizzo dei servizi di operatori specializzati.
Sul fronte dei canoni d’affitto la variabilità è molto alta. Spesso la stessa soluzione viene offerta sul mercato a prezzi molto differenti a seconda del periodo dell’anno, della lunghezza del soggiorno e degli eventuali sconti conseguenti, dello stato dell’edificio, de numero di posti letto disponibili, ecc.
Considerando un bilocale con quattro posti letto, che risulta essere la dimensione più richiesta per l’affitto breve, nelle località turistiche l’affitto settimanale medio richiesto varia tra gli 800 e i 2.400 euro la settimana.
I rendimenti, in media, sono compresi in un range fra 4,6 e il 6,7% lordo annuo.
Per l’anno in corso i principali operatori di settore si attendono un incremento dei canoni medi richiesti in linea con l’andamento dell’inflazione, attesa attorno al 6,3% nel 2023.
Fonte: Il Quotidiano del condominio